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venerdì 28 maggio 2010

RIZOM@, quali rapporti tra spiritualità, arte e scienza? (2^ ed ultima parte)

E' sempre "sorprendente" riscontrare come la spiritualità, nelle sue componenti della religiosità, del misticismo, delle filosofie "metafisiche" ed "ecologiche" (ad es. la "new age") o anche massonico-esoteriche, sia nell'era tecno-digitale ancora molto radicata in tutte le culture.


Tra gli stessi scienziati, che in genere dovrebbero essere "portati" in virtù dei loro studi ad una visione più "materialistica" (un termine che cercherò di analizzare meglio in seguito), non è raro trovare credenti delle varie religioni o, più in generale, convinti assertori di una "dimensione altra" rispetto a quella finora "scoperta" e descritta dalle scienze fisiche, chimiche, biologiche e neuro-cognitive.
Se avete voglia di approfondire il tema c'è un buon sito, quello del CESNUR, che si occupa di studiare le "nuove religioni" (ma anche quelle"storiche") ed in questa pagina  non avrete altro che l'imbarazzo della scelta.
"Dio è morto" asseriva il filosofo Friedrich Nietzsche nella sua "La gaia scienza" e in "Così parlò Zarathustra", ma d'altronde oggi forse come e più di ieri gli uomini si fanno la guerra o comunque entrano in profondo conflitto fra di loro in nome e per conto di un Dio e dei relativi principi e dogmi rivelati da lui o dalla sua casta sacerdotale. Lungi da me affrontare in questa sede i perché del sentimento religioso attraverso i secoli, ma ne voglio "registrare" per così dire la persistenza anche nella cultura tecno digitale del XXI secolo, dove invece sembrava che il "materialismo" dovesse imporsi per "forza di cose". Invece non è stato così. Ma cosa intendiamo per materialismo? Cosa è la materia?

Una delle grandi rivoluzioni della fisica e del pensiero del XX° secolo è stata la teoria della relatività di Albert Einstein, che ha sancito l'equivalenza fra massa ed energia nella famosa formula che correla l'energia alla massa attraverso il quadrato della velocità della luce. Dunque massa ed energia sono equivalenti e quindi l'una si può trasformare nell'altra... Già questa affermazione destabilizza completamente un "materialismo ingenuo" di stampo ottocentesco e apre nuovamente e "paradossalmente" le porte a visioni in cui torna a prevalere l'energia e quindi per analogia lo "spirito". Ma d'altronde se l'energia è equivalente alla materia è essa stessa "materiale" e quindi attribuirle una dimensione"spirituale" è una estrapolazione del tutto arbitraria e fatta, come dicevo, in virtù di associazioni metaforiche ed analogiche, oltre che a convinzioni profonde dei singoli individui e delle comunità di credenti delle varie religioni.
Passando alla meccanica quantistica le cose si complicano non poco, poiché potremmo dire che la concezione della materia diventa ancora più "sfumata" con il"dualismo onda-particella" e concetti come quello di "vuoto quantistico""particelle virtuali""fluttuazioni del vuoto""energia del vuoto" (energia del "campo zero"), e dove ancora il modello che ha avuto fino ad oggi le maggiori evidenze sperimentali, ossia il Modello Standard, sta cercando di verificare nel LHC l'esistenza del "meccanismo di Higgs" ed il relativo bosone per dare coerenza all'esistenza della massa che altrimenti non si spiegherebbe come si "genera".

Se poi a questo aggiungiamo che in base ai calcoli eseguiti dai cosmologi tenendo conto del predetto modello e della teoria della relatività gran parte dell'universo è fatto di "materia oscura" ed "energia oscura" e solo meno del 5% è fatto dalla materia e dall'energia "visibile" e "conosciuta" si ottiene come risultato il "buio quasi assoluto".
Conosciamo solo il 5% dell'universo e anche in maniera non "completa". Questo è sicuramente un grande stimolo per gli scienziati che devono cercare nuove risposte, ma d'altro canto è anche un forte stimolo alla ricerca di "risposte individuali" e alle "religioni fai da te" di cui parlavo in precedenza. L'essere umano non si accontenta del 5%, ma brama "l'assoluto" e se lo costruisce con la sua mente. E la mente sembra essere la frontiera anche di molti scienziati che, visto lo stallo delle scienze fisiche e dei relativi modelli - come ben descrive Lee Smolin nel suo"Universo senza stringhe"- , si sono dedicati alle neuroscienze, alla biologia teorica, alle scienze economiche o ad altre applicazioni più "pratiche".
La "teoria del tutto" non è stata ancora trovata e forse non si troverà mai, almeno nel senso di unificazione profonda di tutte le forze e le particelle dell'universo. Anche se siamo sempre fiduciosi.
D'altronde anche la mente non è stata interpretata in maniera definitiva, anzi forse siamo solo agli inizi sugli studi dei rapporti fra cervello e mente.
Ma cosa è la mente? Cosa è il pensiero?



Anche qui si cerca una sorta di "teoria del tutto" che ci spieghi come da questo ammasso di carne"gelatinosa" che è il cervello si possa generare il pensiero e attività evolute come il pensiero astratto e quindi le emergenze semantiche che esso è in grado di generare.
I concetti di complessità ed emergenza, così come quelli di rete, sono sempre più usati e tentano di arginare quella che potrebbe diventare, se già non lo è, una sorta di "delusione per la scienza" a favore piuttosto di una "esaltazione della tecnologia".
In sintesi, laddove la scienza stenta a dare "risposte importanti" la tecnologia, invece, soddisfa esigenze più pratiche come quelle della connessione e della comunicazione. La conoscenza arranca mentre la tecnologia, con i suoi modelli fortemente legati al consumismo, dilaga. In questo scenario, è quasi "inevitabile" che la spiritualità, ossia questo bisogno ancestrale di assoluto che ha l'essere umano, emerga in forme sempre nuove e sempre più "ibridate" da suggestioni provocate dalla conoscenza scientifica che vengono descritte anche dalle opere artistiche. L'analogia cerca di sopperire a ciò che invece al momento la logica e la scienza non riescono a spiegare, soddisfacendo in tal modo il bisogno di "trascendenza" e di "metafisica" dell'essere umano. Concetti come quello di informazione e di consapevolezza vengono sempre più usati per descrivere in maniera "analogica" l'universo in cui viviamo, fino a concezioni in cui si esalta il pensiero come origine stessa della materia.
In una recente intervista rilasciata alla rivista Scienza e Conoscenza, il fisico teorico e nucleare Amit Goswami - tra quelli che hanno realizzato il famoso "What do the bleep do we know?" (qui un video) e autore del recente documentario "The quantum activist" - si sofferma proprio sul concetto di materialismo e di metafisica, che nel suo ragionamento è equiparabile al nostro "paradigma culturale" (intriso cioè anche di memi ed ideologie), ed afferma che:



"La scienza materialista, a partire dagli anni Cinquanta, ha cominciato ad adottare un particolare tipo di metafisica, dalla quale poi non si è più staccata. L'adozione di questa metafisica è inutile, perchè la scienza non si deve fissare su una metafisica fino a quando non ne è totalmente certa. La metafisica deve necessariamente essere priva di paradossi. La scienza che opera usando l'attuale concezione del mondo (la "semantica", nda), la metafisica di cui stiamo parlando, la chiamo scienza materialista. Tale concezione del mondo, non necessaria, è la seguente: ogni cosa è composta di materia. Sarebbe stato meglio semplicemente definire questa scienza come scienza del mondo materiale, invece si è voluto a tutti i costi non solo sostenere che avevamo sviluppato la scienza del mondo materiale, ma che quest'ultimo era tutto ciò che esisteva, benché la fisica quantistica ci stesse già offrendo un grande paradosso: secondo la fisica quantistica (...) gli oggetti non sono altro che possibilità.  E le interazioni materiali non possono mai trasformare queste possibilità in oggetti tangibili.  Le interazioni materiali possono solo trasformare le possibilità in altre possibilità".

Secondo Goswami, in sintesi, è "la consapevolezza il fondamento di tutto l'essere, inclusa la materia. La materia consiste di onde di possibilità tra cui la consapevolezza può scegliere".


E', dunque, in questa visione il "pensiero consapevole" a creare il mondo facendolo "collassare" continuamente in una fra le tante e infinite possibilità che esso ha di manifestarsi e la consapevolezza diventerebbe "il mediatore fra mente e materia".
Questa mediazione avverrebbe secondo la "comunicazione non locale, una comunicazione che non richiede segnali, perché essi fanno tutti parte della consapevolezza stessa. Non richiede segnali locali per cui non viene violata alcuna legge fisica".
Goswami non è l'unico, ovviamente, a esprimere con un "linguaggio ibridato" da concetti scientifici ed una spiritualità che potremmo definire appunto "quantistica" in quanto fortemente correlata ai concetti della fisica quantistica, come quello di "campo", "non località", "non linearità", "probabilità". Siamo in una fase del pensiero in cui si stanno creando delle aperture fra concezioni diverse ed in cui sta tornando una spiritualità sotto forma di "spiritualità quantistica", all'interno di quella "cultura del quantum" di cui abbiamo parlato nel precedente post. L'arte e la scienza in questa "cultura del quantum" si connettono anche alla spiritualità perchè inevitabilmente esse sottendono il (bi)sogno umano di raggiungere l'assoluto e la Conoscenza e in tal modo danno vita ad una semantica del mondo densa di "ibridazioni analogiche" che non possono, a mio parere, non preludere a nuove ed interessanti scoperte.
Resta, in tutto questo, anche la nutrita schiera degli atei e dei materialisti, ma capiamo bene che in un contesto di "sfumatura quantistica" della conoscenza le certezze sono sempre "sospette", da qualunque parte esse provengano.

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sabato 22 maggio 2010

RIZOM@, quali connessioni con la vita di arte e scienza? (1^ Parte)

Per parlare delle connessioni fra scienza ed arte, ritengo che sia importante cercare di trovare le connessioni  innanzitutto tra queste forme di descrizione del mondo e la vita e quindi con la percezione che ognuno di noi ha di essa.

Fonte : Flickr

Scienza ed Arte sono spesso "percepite" lontane dal comune sentire delle persone e non di rado stentano ad entrare nella vita vissuta se non nelle forme che - come ricorda spesso l'amico Ignazio Licata - appartengono al "supermarket di Prometeo".
In sintesi, alla gente arriva un eco amplificato e spesso "distorto" dai media di singole attività scientifiche ed opere artistiche senza che queste possano essere interpretate e comprese realmente.

Nanoart 2007, opera di Renata Spiazzi

Un esempio recente è quello del DNA sintetico realizzato dall' equipe di Craig Venter e che, leggendo le varie recensioni dei media mainstream, sembrerebbe essere già ad un passo dalla realizzazione della prima "cellula sintetica" e quindi di organismi biologici "artificiali" realizzati interamente in laboratorio.
Ne emerge un'alimentazione, da parte dei media, di una mitologia della scienza (di cui lo "scientismo" è una manifestazione) e di quello che è stato definito il "gap prometeico" fra la conoscenza scientifica e la capacità di comprensione che ne ha l' "uomo comune", che a quel punto plasma il proprio immaginario con idee e simulacri completamente errati.


Proprio attorno al concetto di simulacro focalizzerei l'attenzione in quanto, come ben sappiamo, caratterizza a pieno titolo la nostra dimensione esistenziale cosiddetta "postmoderna".
Sia l'arte che la scienza sono delle narrazioni del mondo fatte con linguaggi diversi - la prima con un linguaggio di tipo formale che si basa su definizioni e metodi condivisi e accettati dalla maggioranza della comunità scientifica, la seconda invece con linguaggi molto più soggettivi e radicali - ma entrambe sono delle rappresentazioni e delle costruzioni del mondo che tentano di scoprirne il "mistero profondo" e di portare alla luce sempre nuove parti che d'altronde "resistono ad essere conosciute".
In questa continua rappresentazione del mondo, la scienza cerca di rendere il più "oggettiva" possibile la conoscenza, pur ammettendone ormai la irriducibile dimensione epistemologica soggettiva dovuta al fatto che l'osservatore non è né può essere al di fuori del sistema osservato, mentre l'arte cerca di creare con la sua radicale soggettività delle nuove forme estetiche di "sentimento del mondo" anche alla luce delle "scoperte" scientifiche.
Ecco che quindi le teorie della meccanica quantistica, i progressi delle biotecnologie, dell'informatica, delle nanotecnologie, della robotica, dell'intelligenza e della vita artificiale innescano nell'arte delle re-interpretazioni e spesso anche delle "fascinazioni ludiche" che, citando Licata, non sempre possiamo considerare arte per la mancanza di una coerenza con il corpus storico della produzione artistica stessa, ma che indiscutibilmente realizzano delle "connessioni analogiche" con il sapere scientifico.
E qui entra prepotentemente in gioco il concetto di simulacro a cui accennavo prima che, potremmo quasi dire "platonicamente", irrompe nella rappresentazione artistica che in qualche modo re-interpreta l'impatto che la scienza ha sull'immaginario collettivo.
Il simulacro artistico, da non intendere come "mera copia" del mondo, bensì come specchio e prisma radicalmente soggettivo della coscienza umana, rappresenta dunque in maniera creativa , "fantasiosa", "immaginifica" e "emozionale" ciò che il linguaggio formale della scienza in un certo senso rende "troppo arido" da un punto di vista estetico, pur senza disconoscere una eleganza e bellezza intrinseca del linguaggio della matematica o della fisica.

Quindi, in tal senso, l'arte e la sua intrinseca dimensione di "simulacro del mondo" diventa un nodo semantico importante per poter connettere la scienza alla vita vissuta, laddove la vita è pregna di immaginazione, di sensazioni, di sogni e di emozioni soggettive.
Ma se l'arte, però, resta confinata, come anche la scienza, a "nicchie di estimatori" e di "appassionati", questa sua grande potenzialità ci rendiamo conto che resta largamente inutilizzata e finisce, paradossalmente, per essere fraintesa dal "sentire comune" come un qualcosa di estremamente lontano, di incomprensibile se non di "astruso".
La connessione con la vita allora diventa uno strumento importante per poter davvero far emergere delle connessioni "inattese" innescate da scienza ed arte e molto probabilmente tale connessione deve ancora essere davvero realizzata.
In una conferenza che ascoltavo ieri di Derrick de Kerckhove a Meet the Media Guru, l' "erede" di Mc Luhan ha accennato a due concetti, a mio avviso, molto interessanti, ossia quello di "cultura del quantum" e di "informazione omeopatica".
La cultura del quantum, in analogia al concetto fisico di campo quantistico, è quella che grazie all'impulso delle tecnologie digitali ci rende tutti interconnessi "a tempo zero" a prescindere dalla distanza (una connessione "non lineare" e "non locale") e che, quindi, delinea anche una percezione diversa dei problemi del mondo e della responsabilità del singolo nella loro risoluzione, mentre l'informazione omeopatica è quella che deriva dalla propagazione dei "memi culturali" che inseriti in piccole dosi nel sistema finiscono per "curarne" le grandi patologie.
Tutta questa interconnessione è però "contrastata" da un enorme "rumore di fondo" - l' "overload informativo" -  che caratterizza le comunicazioni dell'era tecno-digitale e che tende a distorcere l'informazione e la conoscenza stessa, oltre che ad amplificare una dimensione "ludica", "narcisistica" e "solipsistica" delle cyber relazioni che tende ad isolarle anziché connetterle al mondo ed ai suoi problemi reali.

Ne consegue una tassonomia delle connessioni che tende a fare da eco a infiniti simulacri del mondo in cui scienza ed arte sono spesso solo delle immagini sbiadite ed "adulterate".
La vita, insomma, ne resta ampiamente esclusa o piuttosto influenzata nel momento in cui la tecnologia irrompe su di lei con le sue applicazioni.
Ancora una volta è il consumo a determinare i comportamenti e le relazioni sociali.
La tendenza di fondo di questa cultura del quantum sarebbe quella di promuovere una unità nel sapere e nella vita laddove invece sembrano emergere sempre più tendenze alla divisione, al particolarismo ed al cosiddetto "neo-tribalismo".
Se da un lato, dunque, siamo tutti più "vicini" in quanto connessi e "networked persons", dall'altro sembra che questa connessione unisca davvero i "simili ai propri simili" lasciando fuori i "diversi" e quindi tenda ad amplificare le divisioni anzichè ricomporle.
Continuiamo ad essere preda di linguaggi di tipo metaforico e simbolico che tendono soprattutto a sedurre ed a influenzare i comportamenti di consumo e a manipolare quelli politici e siamo poco propensi, invece, a tentare di comprendere davvero il mondo che ci circonda se non per esprimere generici sentimenti di sfiducia e di impotenza.
Tutto questo è il vero paradosso dell'era tecno-digitale, in cui a fronte dell'enorme ed esponenziale sviluppo delle connessioni non sta seguendo un vero mutamento di consapevolezza.

Un fenomeno osservabile di queste connessioni è quello di una generalizzata "tendenza entropica" del senso di responsabilità e di una focalizzazione su un "life streaming" non di rado vuoto e narcisistico.
Tornando a scienza ed arte, dunque, il vero problema da dipanare è la loro relazione con la vita che urge ma che è ancora ampiamente "disattesa".
La vita, nelle sue manifestazioni quotidiane, è invece influenzata molto di più dalla pubblicità e dai modelli di rappresentazione del mondo di tipo consumistico e questo, purtroppo, si riflette a "larghe mani" sulla rete.
Facendo un' analogia nei rapporti tra mente e cervello, laddove noi non abbiamo coscienza dei meccanismi neurocognitivi "automatici" del nostro cervello, potremmo dire che la "mente collettiva" al momento non è cosciente più di tanto dei meccanismi profondi della sua architettura neurale che è saldamente in mano a paradigmi e paradogmi (memi, ideologie ecc.) ancora poco "quantistici" e molto invece "classici" e, parafrasando la visione del cervello triunico di Mac Lean, dominati dalla componente cerebrale "rettiliana".
Quanto poi questi meccanismi possano permeare anche l'arte e la scienza lo lascio immaginare e, anzi, invito chi vuole a parlarne con i propri commenti.

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mercoledì 19 maggio 2010

Processi emergenti e creatività, intervista ad Ignazio Licata

A cavallo dell'evento RIZOM@, al quale ha partecipato con una brillante esposizione, avevo concordato con Ignazio Licata una breve intervista in cui fornire dei piccoli "flash" su concetti che ormai fanno parte integrante del linguaggio sia delle scienze cosiddette "dure" sia di quelle umanistiche: mi riferisco a concetti come quello di "emergenza", "complessità", "auto-organizzazione", "sistemi viventi".
Inoltre, in un'ottica di connessione interdisciplinare che ha come collante il processo creativo umano, ho chiesto ad Ignazio di esporre il suo punto di vista sulle connessioni fra Scienza, Arte e Spiritualità.
Ne è scaturita la presente intervista che fornisce degli utili spunti di riflessione e di approfondimento.
Buona lettura :-)



1. Quali sono a tuo parere le connessioni fra scienza ed arte nella descrizione del mondo?

Ogni rappresentazione del mondo si colloca all'interno di un gioco di sintassi e semantiche condivise su uno sfondo di esperienze storicizzate. Su queste premesse culturali si sviluppano le  proposte individuali. Senza la consapevolezza storica  dei percorsi battuti non c'è nè arte nè scienza, ma solo pretestuose imitazioni dei loro aspetti esteriori, come accade con il "grammelot" rispetto ad una lingua autentica. Anche le connessioni possibili vanno ricercate nell'analogia e nella risonanza e non in temi o tecniche specifiche. Carmelo Bene si definiva "attor quantico" in modo molto pertinente: infatti la phonè faceva esplodere la sfera  "newtoniana" dei significati del testo in infinite direzioni pronte a "collassare" diversamente durante la performance. Questo è un esempio di connessione analogica profonda.

2. Si sente sempre più spesso parlare di complessità ed emergenza, sia in ambito scientifico che in quello umanistico: ci potresti brevemente dire di cosa si tratta?

La maggior parte dei sistemi che ci circondano non sono spiegabili facendo riferimento soltanto  alle unità costituenti. Come recita il titolo del famoso articolo- manifesto di P. Anderson ( Nobel per la Fisica) , "More Is Different"! Le transizioni di fase, i mercati finanziari, i sistemi biologici e la mente umana sono ottimi esempi di sistemi che manifestano proprietà globali emergenti spesso imprevedibili, pur essendo ben noti  i loro costituenti.L'intera evoluzione biologica potrebbe essere descritta come un'infinita variazione su pochi temi di base.
Per comprendere i sistemi complessi è necessario dunque utilizzare in modo complementare due approcci: il riduzionismo ci dice di cosa è fatto un sistema, l'approccio globale emergentista cosa fanno i comportamenti collettivi.

Foto: R. Denti“Le vibrazioni ondulatorie della natura: la memoria dell’acqua” (2008) 


3. Come possiamo interpretare la vita biologica utilizzando i concetti di complessità ed emergenza?


Il concetto di "vita" implica la possibilità di far fonte ad un ambiente ricco di input e cambiamenti. Un sistema vivente dev'essere dunque sufficientemente articolato per adattarsi. Questo implica una forte capacità di mantenere una struttura organizzativa complessa (il processo che Maturana e Varela chiamavano "autopoiesi") ma anche essere in grado, all'interno di questa autonomia, di sviluppare "novità" per re-agire efficacemente nel mondo.  Queste sono propriamente emergenze, e vanno dai processi evolutivi ( compreso quel bricolage di strategie di rapporti tra struttura e funzioni che S. J. Gould ha definito "exaptation") fino al "farsi venire una buona idea" per risolvere un problema.



4. Cosa è il rumore nell'ambito dei sistemi biologici?

Una risorsa preziosa. Diversamente dai dispositivi artificiali - dove in genere il concetto di rumore è associato alla nozione di disturbo-, nei sistemi naturali il rumore è una continua sorgente di possibilità informative. Un certo grado di casualità garantisce l'innesco di processi emergenti e la produzione di novità. In genere un sistema complesso riesce ad utilizzare selettivamente il rumore per traformarlo "virtuosamente" in nuova organizzazione.

Il processo del "folding protein"


5. Cosa è e come si spiega l'auto-organizzazione che è alla base dei sistemi biologici?

Tutti i sistemi complessi hanno in comune una caratteristica essenziale dal punto di vista fisico-matematico: la non-linearità.  Abbiamo già ricordato che un sistema complesso non è riducibile ai suoi elementi costituenti. Questo perchè il modo di "legarsi" tra loro produce qualcosa di nuovo, l'effetto emergente non è semplicemente la somma delle sue "cause". E la non -linearità permette l'innesco di "mattoni organizzativi" che si auto-mantengono in accoppiamento selettivo con l'ambiente tramite  lo scambio di  materia-energia-informazione.



6. La coscienza umana è un "caso" o una tappa evolutiva in qualche modo intrinseca ai processi di emergenza ed auto-organizzazione dei sistemi biologici?

La domanda rischia di portarci in terreni lontani, ed è dunque utile una sua ricontestualizzazione epistemologica. I sistemi complessi non sono prevedibili secondo il vecchio schema deterministico della fisica classica. Studiamo più che altro dei vincoli ed il gioco delle possibilità compatibili con questi vincoli. Sicuramente la coscienza è radicata nella nostra natura biologica, ma nulla ci indica una qualche necessità della sua comparsa. La stessa cosa può dirsi del linguaggio. Possiamo dire che è stato un bel colpo di fortuna!
Infatti  la possibilità di stati di soggettività radicale  è una bussola cognitiva che ci rende piuttosto differenti dalle macchine di Turing, e garantisce ad ognuno di noi un approccio diverso di volta in volta ai fatti del mondo.



7. Quali sono le connessioni "inattese",  se ci sono, fra scienza e spiritualità (religiosità, misticismo, ecc.) oppure sono due mondi completamente diversi e spesso anche in contrasto?

Diceva Heisenberg, uno dei più grandi teorici della storia, figlio spirituale del suo amato Goethe, che dietro le risposte "utili" della scienza "c'è ancora un immediato intendimento della natura, il quale consiste nell'accogliere inconsapevolmente queste strutture matematiche riproducendole nello spirito, ed è aperto a tutti gli uomini che sono suscettibili d'una più intima e ricettiva relazione con la natura stessa". E ancora " Non siamo più nella felice posizione di Keplero, per il quale la legge che governa l'universo era la volontà del suo Creatore e che, per essere pervenuto alla conoscenza dell'armonia delle sfere, credeva di essere già prossimo alla comprensione del Suo piano creativo. Ma l'intuizione di una grande legge, nella quale possiamo penetrare sempre più addentro col nostro pensiero, resta anche per noi la forza che ci spinge all'indagine scientifica".
Ritengo che nulla si può aggiungere a queste considerazioni profonde e sottili di Heisenberg , senza il rischio di cadere nella trappola della dicotomia scienza/fede. Al suo posto c'è per ogni studioso la possibilità di trasformare la propria visione scientifica in  un'esperienza interiore, le cui caratteristiche non stanno nelle teorie, ma nella risonanza spirituale di queste dentro il proprio sentire.
Più concretamente, la scienza praticata è una forma di artigianato che non pretende di dire nulla sui massimi sistemi, il cui scopo è un dialogo mirato con alcuni aspetti del mondo naturale utilizzando "sensate esperienze e necessarie dimostrazioni" ( G. Galilei). Dunque è un profondo tradimento della natura dell'attività scientifica cercare di "tirarla per la giacchetta" a sostegno o contro le forme di conoscenza religiosa, che si collocano su altri piani. In genere, quando il dibattito prende questa forma è sempre animato da tensioni ideologiche o economiche che in sè non sono oggetti di scienza. Oggi il problema centrale non è quello di appoggiare una visione della scienza come ancella della teologia naturale e neppure come braccio armato  di certo scientismo, ma la trasparenza e l'etica della comunità davanti ad ogni uso strumentale della scienza  in quel grande circo che M. Cini ha definito il "Supermarket di Prometeo".


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Consigli di lettura:
Ilya Prigogine, La fine delle certezze, Bollati Boringhieri, Torino 1997.
F. Tito Arecchi, Coerenza, Complessità, Creatività, Di Renzo, Roma, 2007
I . Licata, La Logica Aperta della Mente, Codice Edizioni, Torino, 2008
S. J. Gould, Exaptation. Il bricolage dell'evoluzione, Bollati-Boringhieri, Torino, 2008
Link a "More is Different" di P. Anderson: http://www.sccs.swarthmore.edu/users/08/bblonder/phys120/docs/anderson.pdf
W. Heisenberg, "Mutamenti nella basi della scienza" , Bollati-Boringhieri, Torino, 1978
I . Licata, "Dio , Linguaggio e Logica" , Andromeda Bologna, 1993, link: http://samgha.wordpress.com/2010/04/09/dio-linguaggio-e-logica-ignazio-licata-1993/
I. Licata, "Comunicazione, Emergenze, Apertura Logica – parte I e II "
http://samgha.wordpress.com/2010/05/19/comunicazione-emergenze-apertura-logica-parte-i-ignazio-licata-2007/  e
http://samgha.wordpress.com/2010/05/20/comunicazione-emergenza-apertura-logica-parte-ii-ignazio-licata-2007/
G. Galilei, Scienza e religione. Scritti copernicani, Donzelli, 2009
M. Cini, Il supermarket di Prometeo. La scienza nell'era dell'economia della conoscenza, Codice EDizioni, Torino, 2006.



Ignazio Licata è un fisico teorico, direttore scientifico dell'ISEM,
Institute for Scientific Methodology for Interdisciplinary Studies di
Palermo.
I suoi campi di ricerca sono i Fondamenti della Fisica, la Cosmologia
Quantistica, i Modelli di Processi Cognitvi, e la Teoria della computazione
nei processi fisici e biologici.Tra i suoi libri recenti : "Osservando La
Sfinge" ( Di Renzo, Roma, 3 ed., 2009), "La Logica Aperta della
Mente"(Codice, 2008, Premio Veneri per la Scienza, 2008),  "Physics of
Emergence and Organization" (World Scientific, 2008), "Crossing in
Complexity" ( Nova Science, 2010),"Piccoli Preludi sulla Scienza"(Effatà,
2010),  "Fisica dell'Emergenza. Introduzione ai Sistemi Complessi"( Aracne,
2010).



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lunedì 17 maggio 2010

RIZOM@ in formato pdf

In attesa di un mio articolo di sintesi su questo interessante evento tenutosi su Second Life il 15 aprile scorso e che ha in qualche modo aperto Brain 2 Brain ad un altro approccio sia sul Web che su SL, di cui vi parlerò nell' articolo stesso, vi propongo il file pdf, che come tutti i post storici di B2B troverete su SCRIBD.

In particolare, su SCRIBD verranno salvati tutti i futuri post di B2B che avranno una valenza di "articolo" oltre che di post di questo blog.

Ricordo che RIZOM@ è stato frutto di un'idea dell'amica Arcana Jansma e che è stato realizzato in collaborazione con la Long Island University di New York, che ha messo a disposizione la sim su Second Life e ha dimostrato una non comune sensibilità all'iniziativa.

RIZOM@, Convergenze Fra Arte e Scienza


domenica 16 maggio 2010

Facebook comincia a "soffocare" chi ama l'open source

Non tutti i post di questo nuovo sito di Brain 2 Brain saranno presenti in contemporanea anche sul sito ".net" , dal quale sto migrando su questa piattaforma ed il presente è uno di questi, anche per la sua brevità :-)

Fonte : Flickr

Leggendo stamattina questo bel post di Gino Tocchetti intitolato "C'è vita dopo Facebook?", mi è venuto da riflettere sul fatto di come "ormai" gran parte delle conversazioni digitali avvenga su questo social network e di come quindi in qualche modo ben 400 milioni di persone abbiano scelto più o meno consapevolmente di accettare le "regole del gioco" stabilite da questo nuovo gigante del Web.

In questo articolo intitolato "Facebook travelling: appunti del mio viaggio nel social network più grande al mondo" (che puoi scaricare in pdf), avevo delineato 7 fattori che hanno reso Facebook un social network virale e dagli effetti quasi di "droga virtuale": in estrema sintesi la visibilità immediata, ovviamente nella cerchia di amici, amici di amici ecc.,  e i feedback altrettanto veloci.

Un meccanismo pavloviano perfetto di input (i post, le foto, le note ecc. "iniettate" sul social network) e di relative ricompense (i "mi piace", i commenti, le condivisioni con citazione automatica dell'autore ecc.).

Se poi si parla di sesso, amore e sentimenti il successo immediato è assicurato.

A questo punto, il "giocattolo" penso che lo abbiamo compreso un pò tutti: il piccolo particolare è che non ci sono vere (realmente competitive) alternative non proprietarie e 400 milioni di persone  e miliardi di informazioni (in crescita continua) sono in "ostaggio" di un unico social network che è stato paragonato per la sua politica chiusa e monopolistica a Microsoft.

A questo punto la domanda è: c'è vita fuori di Facebook? O l' "amatissimo" social network la sta risucchiando tutta al suo interno?



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venerdì 14 maggio 2010

Brain 2 Brain si trasferisce su Blogger

C H A N G E !!!


Da questo post in poi comincia la graduale migrazione di Brain 2 Brain su questa piattaforma Blogger.

Le ragioni di questa migrazione sono fondamentalmente le seguenti:

- la piattaforma Joomla su cui è attualmente è ormai obsoleta e poco funzionale alle necessità del web 2.0 e del social networking;

- contestualmente NING, dove al momento si trova la parte di B2B focalizzata su Second Life, sarà a pagamento dal mese di luglio prossimo e, di conseguenza, non ritenendo le nuove tariffe commisurate al servizio erogato (circa 200 $ l'anno!) quel sito sarà contestualmente dismesso a meno di sorprese dell'ultimo momento (abbassamento drastico dei prezzi);

- B2B si riconfigurerà come blog personale del sottoscritto, aperto a collaborazioni e cooperazioni, ma si svincolerà da un approccio di gruppo che fondamentalmente non è mai decollato così come era nelle mie intenzioni e nei miei utopistici auspici; resterà il gruppo su Facebook, aperto a tutti, come occasione di dialogo e di condivisione dei progetti che ci saranno sicuramente in futuro e di cui ovviamente informerò a tempo debito tutti;

- la piattaforma di Blogger mi è sembrata offrire buone possibilità di flessibilità e di funzionalità, tali da garantire l'indispensabile connessione con i social network come Facebook, Flickr, aNobii ecc.;

I post di B2B.net sono stati salvati in formato pdf sul social network SCRIBD a questo indirizzo: http://www.scribd.com/MarioEs .

Il periodo di migrazione durerà presumibilmente fino a metà giugno, durante il quale i post saranno su entrambi i siti per poi passare alla totale migrazione su Blogger in cui il  vecchio dominio ".NET" fungerà solo da reindirizzamento su questa piattaforma (chi digiterà www.brain2brain.net sarà reindirizzato su Blogger automaticamente).

Stay tuned!

giovedì 13 maggio 2010

E' in atto un graduale passaggio dal sito Brain2Brain.net!

Comincia da oggi un graduale passaggio da BRAIN 2 BRAIN. NET.
Al termine del passaggio questa piattaforma sarà quella definitiva di Brain 2 Brain, che conserverà il dominio e lo reindirizzerà qui.


W O R K    I N    P R O G R E S S!!!!