Dopo una prolungata pausa estiva, riprendo e concludo con questo post la riflessione sulle
metafore neurali di Lakoff ed il loro influsso sul nostro comportamento e sulle nostre decisioni.
Come si è detto nei post precedenti, un rilievo preponderante è rivestito dall'
inconscio cognitivo (oltre il 95% dei nostri processi mentali è inconscio) , che nel caso della politica possiamo definire come
inconscio politico.
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Abstract Bubble Over Multi - Coloured Liquid Against
Black Background by Albert Klein
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Questo implica, secondo Lakoff, che ci sono degli
schemi o frame profondi che caratterizzano, senza che noi ne siamo consapevoli, il nostro
"essere conservatori" o
"essere progressisti" anche se la divisione non è netta in quanto, come vedremo, in realtà siamo dei
biconcettuali, ossia ad es. è possibile che lo schema conservatore sia applicato in alcuni campi (p.e. la politica interna, la vita privata) e in altri si applichi quello progressista (p.e. politica estera, vita lavorativa e sociale) e viceversa.
Vediamo sinteticamente quali sono i caratteri dello schema di pensiero metaforico progressista, poi di quello neoliberal e infine di quello conservatore. Tali schemi, come si noterà, possono essere alquanto facilmente adeguati alla realtà italiana nei loro principi generali proprio in quanto inconsci. Il
pensiero progressista è caratterizzato, a partire dall'inconscio, da:
a. Empatia;
b. Responsabilità sociale e cura degli Altri;
c. Fiducia nello Stato e nelle sue funzioni di empowerment e di protezione;
d. Massimizzazione della libertà (dal bisogno, dalla paura, di perseguire i propri obiettivi) attraverso i predetti empowerment e protezione;
e. Convinzione della missione morale dello Stato;
f. Contrarietà alle
"privatizzazioni predatorie" delle funzioni statali;
g. Regolamentazione del mercato e del lavoro secondo le citate empatia e responsabilità.
Secondo Lakoff, però, il pensiero progressista è caratterizzato spesso da un
modo di pensare neoliberal che
"ha le stesse basi morali, ma vi sovrappone un altro modo di pensare. Il pensiero neoliberal abbraccia l'idea vetero-illuminista di ragione, intesa come conscia, logica, letterale, universale, non emozionale, disincarnata ("disembodied"), al servizio degli interessi propri e di altri. Il pensiero neoliberal considera l'emozione irrazionale e perciò inefficace e debole, mentre vede la ragione come razionale, efficace e forte. Benché parta intuitivamente da un'etica di empatia e cura, cerca di pervenire alla cura predisponendo interventi a favore di gruppi demografici svantaggiati. (...) L'intuizione morale implicita sembra essere che l'empatia definisce ciò che conta in termini di successo o fallimento di mercato. Quando il mercato non è in grado di provvedere a uno dei gruppi demografici svantaggiati, lo stato dovrebbe intervenire sul piano economico per ristrutturarlo attraverso strumenti legislativi oppure fornendo finanziamenti direttamente o tramite sussidi.
Ma i concetti di empatia e di fallimento del mercato non sono mai discussi apertamente. Anzi, nel discorso pubblico si preferisce evitare il dibattito su cosa si intenda per fallimento o successo del mercato e come si possa intervenire nel primo caso. Il modo di pensare neoliberal assume inoltre che la mancanza voglia dire bisogno. Di qui l'attenzione sull'evidenza obiettiva della necessità di programmi di interventi sulla base di dati statistici che mettano in rilievo le mancanze: cose che possono essere misurate obiettivamente, fatti e cifre, presentazioni di prove che, prima facie, si presumono a favore dei programmi" (Lakoff, 2009).
Il problema è che il pensiero neoliberal adotta la cosiddetta
ragione vetero-illuministica e non quella che Lakoff chiama
ragione reale o
autocoscienza informata (basata sulla conoscenza di come funziona il pensiero secondo le scienze cognitive) e pertanto ritiene che basti citare numeri e fatti per imporsi senza usare un adeguato
framing morale e senza trasmettere le relative
"emozioni appropriate".
Troppo spesso, inoltre, il pensiero neoliberal per questa mancanza di emotività appare come manifestazione di interessi di gruppo più che come pensiero empatico e morale generando quelli che Lakoff chiama i
"silos tematici",
"ossia la separazione di una questione dall'altra - la sicurezza degli alimenti e dei farmaci, l'assistenza sanitaria dei bambini; il controllo sui contractor militari (i mercenari) - come se non ci fosse nessun principio morale o problema politico generale a governarle. Invece questo aspetto unificante esiste ed è la privatizzazione predatoria che ricorda l'antica guerra di corsa. La privatizzazione predatoria è la distruzione della capacità dello stato di adempiere alle sue missioni morali, insieme alla svendita a privati delle funzioni dello stato senza nessun controllo da parte dei cittadini e con l'arricchimento delle grandi imprese private a spese dei contribuenti". (cit.)
Dunque, il
modo di pensare neoliberal è
frammentato,
settoriale e soprattutto privo di
"pathos emotivo", tanto da apparire e far comportare i suoi esponenti in un modo di tipo
elitario, cioè presupponendo che la ragione si debba imporre da sé, ma dato che la ragione non è logica, né letterale nè universale alla fine questo modo di pensare e agire eccessivamente top-down risulta controproducente e viene frainteso
raggiungendo l'effetto opposto di rafforzare il modo di pensare conservatore.
In tal senso Lakoff è illuminante quando dice
"Accettare la scala sinistra-destra conduce alla logica - e alla pretesa - secondo la quale per ottenere più voti ci si deve muovere verso destra. Questa posizione ha in realtà tre effetti controproducenti per i progressisti:
1. Rinuncia alle politiche che corrispondono alla visione del mondo morale progressista con conseguente alienazione dalla propria base;
2. Accettazione di politiche che corrispondono alla visione morale conservatrice: ciò attiva negli elettori la visione del mondo conservatrice, favorendo gli avversari;
3. Abbandono di una visione morale coerente, il che fa sembrare che i progressisti non abbiano valori." (cit.)
Questa
"fallacia neoliberal" del pensiero progressista deriva, secondo Lakoff, dalla concezione sbagliata vetero-illuminista della mente e della ragione sottovalutando in maniera clamorosa gli aspetti emozionali e il funzionamento della mente in base alle metafore concettuali. Questo ha portato e continua a comportare il fatto che questa visione danneggi i progressisti in quanto non li differenzia realmente dai conservatori e l'approccio nei confronti del mercato ne è una prova schiacciante.
Passiamo adesso al
pensiero conservatore, che è invece caratterizzato dalle seguenti convinzioni:
a. La moralità è obbedienza ad una
Autorità;
b. L'Autorità è intrinsecamente legittima e buona e sa cosa è giusto e cosa è sbagliato;
c. L'Autorità ha il compito di proteggerci;
d. L'Autorità si identifica, quindi, con il Decisore;
e. E' fondamentale l'obbedienza, la fedeltà e la disciplina a questa Autorità;
f. La libertà è concepita all'interno di questo ordine fondato sull'Autorità;
g. Il Mercato è personificato come Autorità e quindi prende sempre decisioni razionali;
h. La prosperità e la ricchezza derivano dalla disciplina e dalla osservanza delle regole del Mercato/Autorità;
i. l'indole umana è intrinsecamente "cattiva", avida e senza scrupoli e quindi occorre disciplina; tale disciplina la offre il Mercato, che pertanto è equo e morale;
l. lo stato non deve interferire con il Mercato, quindi deve essere il più "snello" possibile, ridurre al minimo la protezione e lo stesso empowerment (es. l'assistenza sanitaria);
m. il patriottismo e la difesa sono funzioni sacre;
n. narrazione dell'
eccezionalismo americano, ossia l'America è buona e deve
"evangelizzare" il mondo (es. l'esportazione della democrazia).
Il modo di pensare conservatore è, dunque, a differenza di quello progressista neoliberal fortemente intriso di
metafore emozionali e da
visioni mitiche, che lo rendono di forte impatto ed accettazione soprattutto per l'immediatezza dei messaggi senza necessità che si disponga di una particolare cultura.
Inoltre, come si diceva sopra,
la visione neoliberal è molto simile a quella conservatrice per quanto riguarda l'approccio al mercato e i rapporti con le relative lobbies per cui alla
"resa dei conti" la forza emotiva della visione conservatrice si rivela sempre più potente rispetto a quella progressista e l'ago della bilancia può pendere a favore di questi ultimi solo nel caso di evidenti errori politici dei conservatori, come ad esempio recentemente si sono rivelati quelli in politica estera dei
"neocon" durante il periodo di Bush figlio e, infatti, i progressisti hanno utilizzato l'
"arma Obama" molto intelligentemente per amplificare l'effetto emotivo del cambiamento con un candidato di colore.
Infine, è da dire che in realtà non si è assolutamente conservatori o assolutamente progressisti, ma siamo per lo più dei
biconcettuali.
Il biconcettualismo, dice Lakoff, è spesso inconscio e deriva da meccanismi cerebrali che
"compartimentizzano" visioni opposte in quanto afferenti a campi di applicazione diversi e quindi in tal modo appaiono coerenti all'interno del campo di applicazione stesso. Un esempio, per capirci rapidamente, può essere il lavoratore irreprensibile e iper-professionale fino al venerdì e poi drogato e alcolizzato il sabato sera. In sintesi, stiamo parlando della coesistenza di identità diverse purché sia possibile tenerle separate e non interferiscano fra di loro.
Il biconcettualismo è facilmente confuso con l'ipocrisia, ma occorre capire che è proprio il cervello che tende a funzionare così e Lakoff appunto dice che
"il biconcettualismo è reso possibile dal cervello. In primo luogo è consentito dalla mutua inibizione, che permette modalità di pensiero conflittuali ma solo una alla volta. In secondo luogo, occorre tener conto della differenza tra modalità di pensiero generali e casi speciali. Il legame neurale è il meccanismo per applicare una modalità di pensiero generale a un caso speciale, ad esempio, per applicare il conservatorismo generale all'assistenza sanitaria, o per applicare il progressismo generale al riscaldamento globale. In molti casi i legami sono a lungo termine o permanenti, talvolta sono a breve termine e possono cambiare. (...) Di chi ha legami deboli su entrambi i modi di pensare si potrebbe dire che è confuso". (cit.)
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The Dream, Salvador Dalì |
Vista dal lato dei progressisti, dunque, il problema sarebbe quello di rafforzare la componente progressista dei biconcettuali sia progressisti che conservatori, causando specie in questi ultimi un rafforzamento dei legami neurali progressisti dove già ci sono e una mutazione di quelli conservatori in progressisti negli altri campi. Questo si ottiene secondo Lakoff facendo riflettere il conservatore in quelle aree tematiche in cui è già progressista.
"In altre parole"- dice Lakoff -
"cercando aree nelle quali è già d'accordo con voi e parlando con lui di quelle aree, assegnando ai progressisti il ruolo di Eroi e, implicitamente, ai conservatori quello dei Cattivi. I conservatori hanno fatto lo stesso per decenni. Per cambiare le menti, occorre cambiare i cervelli. Bisogna rendere conscio l'inconscio politico. Poiché la maggior parte di ciò che i nostri cervelli fanno è inconscio, è impossibile capire come funzionano i cervelli delle persone semplicemente chiedendoglielo. Ecco perché le neuroscienze e le scienze cognitive sono necessarie. Nè i progressisti né i conservatori hanno descritto le loro idee come ho appena fatto. Quello che ho fatto è stato guardare dietro il velo del pensiero cosciente per vedere i principi sottostanti ai modi, solitamente inconsci, in cui sia i progressisti sia i conservatori ragionano realmente. Tutto ciò è destinato a suscitare controversie e lo deve essere. E' importante capire il pensiero politico. Se tale pensiero è inconscio, è ancora più importante capirlo, poiché il pensiero inconscio ha un effetto più grande di quello conscio. Quando il pensiero è conscio, possiamo discuterlo, metterlo in dubbio, cercare di contrastarlo. Quando è inconscio, va a briglia sciolta." (cit.)
Un breve accenno, infine, ai
modelli familiari che si celano dietro il
pensiero politico inconscio, che secondo il nostro autore sono i seguenti:
1. Modello del
Padre Severo, di cui è impregnato il pensiero conservatore da cui conseguono:
- protezione;
- autorità;
- competizione e ideologia del merito;
- disciplina e relativo premio/punizione;
- bene e giustizia come categorie assolute;
- religione come parte importante della vita;
- enfasi sulla responsabilità individuale;
- patriottismo e ideale della guerra.
2. Modello dei
Genitori Premurosi, da cui è invece caratterizzato il pensiero progressista per il quale sono fondamentali:
- empatia;
- responsabilità per sé stessi e per gli altri;
- rispetto reciproco fra genitori e figli;
- protezione ed empowerment;
- visione della comunità e dei beni comuni;
- bene e giustizia non sono categorie assolute.
Questi modelli vanno interfacciati con le seguenti
metafore primarie (da ricordare che le metafore sono strutture mentali indipendenti dal linguaggio, ma esprimibili attraverso il linguaggio):
A. L'Istituzione è la Famiglia;
B. Il Governo è un Genitore;
C. I Cittadini sono membri della Famiglia.
Di questo stato di cose, come si è già detto, bisogna prendere consapevolezza sia da parte dei politici sia dei cittadini e quindi impegnarsi per portare alla luce l'inconscio politico in modo da poterlo gestire ed indirizzare come si ritiene più giusto, evitando di farsi suggestionare a propria insaputa e quindi agendo spesso contro i propri interessi.
Continueremo a parlare di metafore più avanti, ma stavolta ce ne occuperemo relativamente a problemi attinenti alla teoria della conoscenza e a concetti matematico-filosofici come l'
infinito.
A presto.
La cosa su cui ci invita a riflettere innanzitutto e a fondo
George Lakoff è che noi
viviamo le nostre metafore e le viviamo nel vero senso della parola.
Questo punto è di fondamentale importanza perché molto probabilmente noi riteniamo di non essere condizionati dlla
natura metaforica del nostro pensiero.
In particolare, Lakoff parla di
metafore complesse costituite a loro volta da narrazioni più semplici dette
"frame" o
"script".
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"Mask" di David Rickerd |
A questo proposito, Lakoff dice che:
"I frame fanno parte delle strutture cognitive con cui pensiamo. Per esempio, quando leggiamo di un delitto misterioso, incontriamo un tipico frame con vari tipi di personaggi: l'assassino, la vittima o le vittime, l'arma del delitto, un investigatore, delle tracce. E c'è uno scenario in cui l'assassino uccide la vittima e più tardi è catturato dal detective. La circuiteria neurale necessaria per creare frame è relativamente semplice, per cui i frame tendono a strutturare un'enorme porzione del nostro pensiero. Ogni frame contempla ruoli (come un cast di personaggi), relazioni fra i ruoli e scenari messi in atto da coloro che interpretano i ruoli. E' del sociologo Erving Goffman la scoperta che tutte le istituzioni sono strutturate da frame".
La struttura cerebrale che consente questa architettura metaforica del pensiero è il
legame neurale.
Facciamo di nuovo parlare Lakoff:
" Quando vediamo un quadrato azzurro, esso appare come un unico oggetto. Eppure il colore e la forma sono registrati in parti differenti del cervello. Il legame neurale ci consente di mettere insieme attivazioni neurali presenti in parti diverse del cervello fino a formare un'unica totalità integrata. Per essere un pò più precisi: le parti del cervello neuralmente più vicine agli organi sensori sono chiamate downstream ("a valle"); quelle più distanti sono chiamate upstream ("a monte"). I segnali neurali vanno da "a valle" a "a monte" e ritorno. I percorsi neurali dalle regioni "a valle" convergono nel loro movimento "a monte" in quelle che sono chiamate "zone di convergenza". Le informazioni "a valle" e "a monte" sono integrate nelle "zone di convergenza" attraverso il legame neurale. Il colore e la forma sono registrati nel cervello relativamente "a valle". La circuiteria del legame neurale converge converge ancora più "a monte", integrando colore e forma e trasformando l'azzurro e il quadrato in un quadrato azzurro. Sul funzionamento del legame neurale sono state avanzate teorie, ma non sappiamo nulla con certezza. Secondo la teoria più affermata il legame da' luogo a un blocco a tempo: i neuroni svolgono la loro attività di firing (scarica) simultaneamente in diverse parti del cervello lungo i percorsi di connessione. Quando ciò avviene, sperimentiamo il firing simultaneo come caratterizzante la stessa entità. Un'altra teoria corrente si basa sul coordinamento delle cosiddette segnature neurali - piccole connessioni di singoli neuroni che formano modelli distinti di scarica. Ma, comunque avvenga, il legame è uno dei meccanismi più importanti e più comuni del cervello. La cosa più notevole da ricordare a proposito del legame neurale è che esso non si compie per magia; deve essere effettuato dalla circuiteria neurale che collega i siti di legame (binding sites) in parti differenti del cervello. Ogni neurone ha tra le 1.000 e 10.000 connessioni in entrata da altri neuroni e tra le 1.000 e 10.000 connessioni in uscita. Nel cervello si contano tra i 10 e i 100 miliardi di neuroni, il che significa che il numero delle connessioni è nell'ordine delle migliaia di miliardi, come pure il numero dei circuiti. Una grande quantità di questi è costituita dai circuiti di legame".
Siamo di fronte, dunque e come vedremo, ad una vera e propria
teoria neurale della metafora, in cui il legame neurale è associato secondo Lakoff alla
"struttura temporale della narrazione" e si svolge come segue:
"- Precondizioni: il contesto precedente richiesto per la narrazione;
- l'Accumulo: gli eventi che portano all'evento centrale o principale;
- lo Scopo: ciò che si ottiene (se lo scopo esiste);
- l'Esaurimento: gli eventi che concludono la narrazione;
- il Risultato: il contesto finale immediatamente successivo:
- le Conseguenze ultime." (Lakoff, cit.)
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"Fractal flame" di Mathew T.Tourtellott
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Lo schema in esame (detto
"executing schema" o
"x-schema") diviene evidente, secondo Lakoff, nel caso di una
elezione. Vediamo perché:
"Le Precondizioni includono l'esistenza di partiti politici, la designazione di candidati e così via. l'Accumulo è la campagna elettorale; l'Evento principale sono le elezioni; lo Scopo è ricoprire cariche pubbliche; il Risultato è l'assetto del potere dopo le elezioni; le Conseguenze sono ciò che avviene più tardi per effetto delle elezioni".
Ovviamente questo schema è una architettura di massima in quanto è poi da interfacciare, come dice lo stesso Lakoff, con miriadi di altre
metafore vissute. Quello che però ci si mostra già come evidente è che il nostro rapporto con la politica è un rapporto basato e fondato su metafore e narrazioni consolidate, che occorre saper individuare e decifrare per poter poi saper decidere di conseguenza come cittadini elettori, ma anche come cittadini che controllano cosa raccontano i politici scoprendone i tentativi più o meno nascosti di venderci un prodotto ormai scaduto oltre che dannoso per la salute.
I legami neurali relativi al
"pensiero politico" ovviamente non riguardano solo la razionalità, anzi è proprio quest'ultima che Lakoff si propone di
decostruire come metafora della ragione di tipo
vetero-illuministico per proporre una metafora più aderente alle conoscenze in continua evoluzione sul cervello e la mente e che tiene conto in maniera primaria delle
emozioni e dei
sentimenti. A tal proposito, Lakoff scrive che:
"Il legame neurale può creare esperienze emozionali. Nell'area del sistema limbico, la parte più antica del cervello in termine di evoluzione, si trovano due percorsi emozionali con differenti neurotrasmettitori: uno per le emozioni positive (felicità, soddisfazione) - il circuito della dopamina - e uno per le emozioni negative (paura, ansia e rabbia) - il circuito della norepinefrina. Nel cervello esistono sentieri che collegano questi percorsi emozionali al proencefalo, dove sembra più probabile si trovi una circuitazione di struttura drammatica. Le attivazioni di questi percorsi convergenti sono chiamate "marcatori somatici". Sono loro che collegano neuralmente le emozioni (a valle, in prossimità del midollo allungato) a sequenze di eventi in narrazione (a monte, apparentemente nella corteccia prefrontale, nella parte anteriore e superiore del cervello). I marcatori somatici convocano le emozioni giuste ai momenti giusti di una storia. Essi sono circuiti di legame responsabili del contenuto emozionale delle esperienze quotidiane. Proprio come è possibile collegare neuralmente colore e forma, ottenendo l'esperienza integrata di una rosa rossa, così il contenuto emozionale può essere associato ad una narrazione, producendo un melodramma: una narrazione con un contenuto emozionale accresciuto."
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"Magnetism" di Ryan Hopkins
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Quindi, riassumendo, il nostro cervello è strutturato in modo da pensare in forma di metafore e queste metafore, che possiamo definire in senso lato
metafore culturali e individuali, determinano in maniera molto spesso inconsapevole i nostri comportamenti ed i nostri giudizi (in sostanza non pensiamo, ma
"siamo pensati").
Pensiamo in forma di narrazioni che raccontiamo a noi stessi ed agli altri e che a loro volta gli altri ci raccontano. Quando queste narrazioni, però, provengono da
istituzioni (quindi politica, burocrazie varie governative, scuola, università ecc.) e dai cosiddetti
"poteri forti" (economici, Tv e media mainstream in primis) il loro effetto può diventare davvero devastante sul modo in cui noi
"comuni cittadini" costruiamo le nostre opinioni, in forma, appunto di metafore.
Questo stato di cose si svela in tutta la sua pericolosità proprio nella manifestazione del voto politico e nel rapporto - spesso
"perverso" (sotto non pochi aspetti
"hegeliano" secondo la ben nota metafora del padrone e del servo)- fra politici e cittadini.
Quindi seguendo quanto afferma Lakoff, il nostro compito di cittadini dovrebbe essere di
"rendere l'inconscio cognitivo il più conscio possibile per rendere riflettenti le decisione riflesse".
Per poter fare questo occorre riconoscere le principali metafore che i politici e i media ci
"propinano" e dopo un attento esame critico decidere se avallarle o meno.
Intanto, dobbiamo essere consapevoli che un ruolo importante è giocato da quello che Lakoff chiama inconscio cognitivo (oltre il 90% dei pensieri funziona in
"automatico") e tale dinamica è ancora più avvalorata dalle recenti conoscenze sui cosiddetti
neuroni specchio.
Vediamo come ne parla Lakoff: intanto, i neuroni specchio integrano le nostre narrazioni vissute con quelle di qualcun altro e
"la nostra ipotesi più plausibile attualmente è che la circuiteria dei neuroni specchio integra azione e percezione. Apparentemente possediamo nella corteccia premotoria, "circuiti di neuroni specchio" che si attivano sia quando eseguiamo una determinata azione sia quando vediamo qualcun altro eseguire questa azione. Non si tratta di magia. I circuiti di neuroni specchio sono connessi tramite un percorso nell'una e nell'altra direzione con altre aree cerebrali:
1. alla corteccia motoria primaria, che si connette ai neuroni motori nei muscoli del corpo e controlla direttamente il movimento dei muscoli;
2. alla corteccia parietale, che integra l'informazione sensoriale che nasce nelle regioni visiva, auditiva e somatosensoriale;
3. attraverso l'insula ai percorsi emozionali positivi e negativi;
4. alla corteccia posteromediale, che deve essere attiva nell'esperienza dell'empatia, cioè della compassione e dell'ammirazione;
5. ai cosiddetti neuroni super-specchio nella corteccia prefrontale, che modulano l'attivazione dei neuroni specchio, apparentemente per esaltare o limitare la loro capacità di empatia."
La conseguenza è alquanto immediata se pensiamo che la
"circuiteria specchio" non dipende da nessuna o quasi nostra volontà.
Quindi,
"in breve, una parte della stessa struttura neurale cerebrale che entra in funzione quando viviamo una narrazione viene usata anche quando vediamo qualcun altro vivere quella narrazione, nella vita reale o in Tv, o, se la immaginiamo, come quando leggiamo un romanzo. E' questo che rende la letteratura e l'arte significative. E' anche ciò che fa funzionare gli incroci fra realtà, Tv e Internet (...) Il fatto che l'immaginare e l'agire usino in gran parte la stessa struttura neurale ha conseguenze politiche enormi. L'11 settembre 2001 fu un evento che suscitò paura anche in chi stava semplicemente guardando la Tv a migliaia di chilometri di distanza dal pericolo. La continua riproposizione delle immagini delle due torri che crollano nella propaganda repubblicana ha contribuito a suscitare a sua volta paura. Anche il linguaggio della paura - "minaccia", "attacco", - usato incessantemente nella retorica repubblicana può continuare ad evocare la paura una volta che i circuiti neurali siano stati fissati nel cervello. Qualcuno cerca sistematicamente di introdurre la paura nell'uso politico". (cit.)
Lakoff poi cita un articolo sul New York Times Magazine dove il giornalista Ron Suskind incontrò un collaboratore di George W. Bush, restato rigorosamente anonimo, che in sintesi rivelò come l'impero americano oggi sia per lo più votato a
costruire la realtà, quella che poi altri studieranno e cercheranno di interpretare.
Dunque, se tale rivelazione esprime in qualche modo lo stato di cose nella politica americana (che vale come esempio, ma la stessa cosa si può dire anche da noi), dobbiamo dedurre che gran parte di queste
"creazioni" ci sono passate sotto il naso senza che ci siamo posti il ben che minimo dubbio di come e perché si siano date.
Lakoff ci spiega che ciò è accaduto perché:
"1) gli stress come la paura (degli attacchi terroristici), la preoccupazione (per la situazione familiare, la salute e così via) e il superlavoro tendono ad attivare il sistema della norepinefrina, il sistema delle emozioni negative. Il risultato è una ridotta capacità di osservazione. 2) Per riconoscere eventi apparentemente differenti come lo stesso tipo di evento deve essere presente il quadro concettuale adeguato (...)" e il pubblico non possiede il quadro concettuale per riconoscere gli eventi nel loro essere legati da un comune obiettivo politico (ad esempio quello di privatizzare le risorse pubbliche, come negli USA è ormai avvenuto anche nel settore difesa attraverso società di mercenari come la
Blackwater).
Dobbiamo allora uscir fuori dall'illusione di possedere una ragione di tipo illuministico e cominciare a riflettere sulle metafore che
"dominano" le nostre menti in modo da poterle individuare e sottoporre a dura critica. Occorre, secondo il lessico di Lakoff, entrare nella
ragione del XXI° secolo, ossia quella del
Nuovo Illuminismo e che non
"platonizza" più senza prima sapere come funziona la mente, almeno secondo quanto se ne sa ad oggi.
Le vedremo nel prossimo post.