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venerdì 27 agosto 2010

Una riflessione sul "Web is dead" di Anderson (2^ Parte)

Segue qui la seconda parte della discussione:



Paolo Lapponi: ‎"Il sogno di Dziga Vertov si realizzerà ogni giorno di più, man mano che la creatività dei pirati informatici sarà capace di galoppare sull'ultima novità messa sul mercato dai padroni elettronici del pianeta."(Alberto Grifi, 2006) Alberto ci ha lasciati il 23 aprile 2007.

Claudio Cannella: Cari amici,
La mia complessa ed articolata risposta, che giunge tardi perché ha richiesto oltre il tempo di prepararla anche quello di concordarla con @Salvatore Pappalardo, altrettanto coinvolto di me in alcune delle cose che dirò, prende in esame diversi punti 
Fin dal corpo della nota che giusto in fondo dice: 
«Di certo avremo sempre delle pagine Web. Abbiamo ancora le cartoline e i telegrammi, o no? Ma il centro dei media interattivi – sempre di più, il centro di gravità di tutti i media – si sta spostando verso un ambiente post-HTML», assicurammo quasi 15 anni fa. Gli esempi dell'epoca erano un po' sciocchi - uno spazio in 3D da realtà virtuale alla Furry-MUCK, e «i titoli delle notizie inviati a dei cercapersone. 
A questa fa obbligo di ricordare che a quella data (1994-95 se l’aritmetica non è un’opinione ) il web commerciale era poco noto in Europa e per niente in italia al di fuori delle università ed enti di ricerca mentre in America sembrava già decotto.
Falsamente per altro come dimostra il fatto che le prime piattaforme “alternative” hanno impiegato 10 anni ad essere pensate (il brevetto sul social networking è del 2004 ) e che come ricorda @Franco Folini il dotnet e i web services [basati sulle intuizioni espresse in “la strada verso il domani “ da Bill Gates ] ancora 8 anni fa sono stati scartati perché richiedevano un cambio di mentalità e un investimento in formazione che anche in USA pochi erano disposti a fare [difatti anche XML ha preso il via effettivamente solo dopo l’avvento del macro centro collettivo di sviluppo in INDIA].
In Italia all’epoca si pretendevano invece i compilatori COBOL sotto linux /UNIX per avere le architetture distribuite senza dover formare il personale all’utilizzo delle adeguate tecniche di analisi e programmazione. 
E, adeguandosi al vizio strutturale che gli americani hanno sempre avuto [e che costituisce buona parte dell’innesco di questi due articoli], di misurare il valore delle persone e delle idee soltanto in dollari , possiamo anche ricordare che 
1. prima Yahoo ha fatto i soldi mantenendo un indice delle pagine web e dando servizi accessori [web mail z.b.] molto efficienti a prezzo zero e vendendo pubblicità per mantenersi; 
2. poi Google ha fatto e fa i soldi che ha con la ricerca web (e su quanto bene o male sia fatta e sui tentativi per migliorarla tornerò successivamente) che risulta comunque di qualità superiore a quella degli altri, per quanto male sia fatta. 
dice anche: 
Questo sviluppo – una marcia storica familiare, allo stesso tempo feudale e aziendale, in cui i meno potenti sono privati della loro ragion d'essere da chi ha più risorse, da chi è organizzato ed efficiente – è forse il più duro shock possibile per l'ethos paritario, permeabile e dalle basse barriere d'accesso dell'età di Internet. Dopo tutto, è una battaglia che sembrava combattuta e vinta - non solo facendo collassare giornali e case discografiche, ma anche AOL e Prodigy e chiunque costruisse un business sull'idea che un'esperienza controllata dovesse domare la flessibilità e la libertà del Web.
Questa dell’ethos paritario invece e della “libertà” e “flessibilità” della rete è una montatura nata nella sua interezza da una ambiguità semantica , generata da una omografia e dal fatto che come disse una volta un vecchio saggio “Inghilterra e USA sono due nazioni divise dall’uso della stessa lingua “ [e qui possiamo aggiungere anche l’Australia .] 
Infatti , vedete in inglese “gratuito “ si dice “free of charge” [ossia esente da prezzo , tariffa, balzello] e questo in America e Australia diventa semplicemente “free” cioè libero. 
E questo ha alimentato un duplice equivoco :
da un lato “tutto ciò che può trovarsi in rete deve essere gratis”(ossia a me il lavoro degli altri deve poter essere fruibile senza alcun costo mentre il mio lavoro deve essere pagato molto subito e puntualmente da chi lo riceve )- il che a sua volta ha spersonalizzato gli utenti spostando il business non sulla offerta di prodotti e servizi ma sulla raccolta di pubblicità tanto più efficace quanto più grande [ancorchè essenzialmente indifferenziato ] è il target di utenza potenzialmente raggiungibile .
dall’altro libero significa che deve non solo garantire l’accesso al mezzo e ai contenuti ma essere esente da controlli , prevenzione e repressione di chi commette reati. 
Perciò ora comincio a discutere quanto avete detto cominciando col ricordare a @tutti che INTERNET è il nome di uno strato [il quarto] dell’architettura ISO OSI e che questo strato è l’ultimo che si preoccupa della comunicazione da macchina a macchina presentando appunto a ciascuna rete le richieste complete e nel formato giusto e garantendo l’integrità dei dati. I tre strati superiori sono di competenza “locale “.
E mentre “chi sta connesso con chi “ “chi è autorizzato a fare che “ e “chi paga chi per cosa e quanto “ sono compiti usualmente implementati da componenti di sistema e nel web sono svolti da http e da FTP [e un tempo anche dal cassato e defunto gopher] tutto ciò che riguarda le interfacce con la specifica macchina e con lo specifico utente sono svolte dalle applicazioni[apps] chiamate browser che operano sulla base di HTML e simili [ora i successori sostituti di html sono asp, php , java flash e director tutti con ODBC e i suoi equivalenti se e dove serve e cioè dovunque ].
E a questo proposito devo ricordare che per proprietà di linguaggio e possibilità di comprensione reciproca la navigazione del web che @gianluigi definisce “ interattiva tramite i link “ non è affatto tale altrimenti sulla stessa base potresti definire interattivo anche lo zapping davanti al televisore ma solo al massimo “paradigmatica” e non lineare [ossia a salti e basata sulle affinità concettuali e contenutistiche ] come opposto di “sintagmatica” [ossia sequenziale basato su come i contenuti sono messi in fila da chi li rende disponibili ] . 
Tuttavia @gianluigi mi trova CONCORDE nell’affermazione che insieme alla possibilità di visualizzazione uniforme [interpiattaforma sia HW che SW ] ma simultanea [nell’ambito della risoluzione e delle dimensioni dello schermo ovviamente ], questa fosse la trovata principale del web.
A queste hanno fatto seguito l’embedding e poi le pagine dinamiche [che però sono rimaste nulla affatto interattive in quanto l’utente poteva al massimo scegliere il contenuto ma non generarlo o modificarlo ] 
In questo senso le apps che invece lo consentono massicciamente sono una forte e buona evoluzione
Però devo ricordare a @Franco che anche queste innovazioni sono state vissute in termini di guerra fra le piattaforme che allora erano molto meno aperte e che erano essenzialmente il Netscape di aol e IE della microsoft. 
Dice poi @Paolo Lapponi:
Appartengo a una generazione che iniziò ad utilizzare la rete più di 20 anni fa nella PA italiana in istituti di ricerca di medicina e biologia …” ma sono costretto a controbattere che quella rete aveva poco a che vedere col web che è arrivato dopo , anche io a metà anni 80 producevo tecnologia HW e standard per la comunicazione dati ma ribadisco alla gente questa roba non arrivava [anche grazie alla idiozia di certi dirigenti tecnici e industriali italiani].
A @Cristian Contini che dice “Il web, va detto, usa ancora la metafora decisamente limitata e superata della pagina cartacea stampata, per quanto interattiva e multimediale (le "pagine web") cosa che il sistema delle app (grazie grazie grazie Apple per il lavoro di cambio di paradigma) scardina e rifrulla come nuovi modi di fruire gli stessi dati” faccio invece notare due cose : 
1. che Apple quel “cambio di paradigma” lo ha imposto valendosi di HW proprietari e di SW che come prima cosa al loro ingresso in un calcolatore rendevano inservibili quelli di altri produttori a cominciare dalle dll di media player e anche attualmente i SW di Apple tentano di fagocitare e quindi essenzialmente rendere infruibile qualsiasi forma di contenuto se non nei modi e con gli HW forniti da Apple [almeno mi risulta che la routine di sincronizzazione dell’iphone e dell’ipod effettua la sincronizzazione con un calcolatore cancellando tutta la musica presente sul calcolatore ma non sull’ipod ]. 
questa pratica commerciale è criminale quindi ringraziare qualcuno per averla applicata non mi pare opportuno.
2. che questo cambio di paradigma era stato ventilato e proposto fino dal 1997 e poi 2002 da una azienda italiana con un documento [registrato in SIAE per data certa a febbraio del 2002] di cui posto l’excerpt come nota in http://www.facebook.com/notes/claudio-cannella/il-paradigma-postindustriale/492802724615.
E che tutti coloro che hanno letto quel documento con l’eccezione del solo @Paolo Manzelli , non l’hanno compreso e tanto meno accettato oppure l’hanno attivamente rifiutato costringendoci poi a seguire come pecore la scia degli americani che avendo i mezzi l’hanno imposto dopo con questo tipo di pratiche.
A @Graziano Terenzi che dice “Per me il vero problema resta la contrapposizione tra contenuti liberi o meno. Tra l'accesso gratuito o no.” Domando anzitutto "l’accesso a che cosa ???" perché se si tratta accesso alla rete il problema che la rete richiede una struttura fatta o di doppini e centrali o di ripetitori e hotspot e comunque di satelliti e tutti questi apparati hanno un costo di fabbricazione , installazione e manutenzione , al di là dei balzelli applicati dai governi per darti il permesso di installarli e dei danni arrecati dai monopoli pubblici o almeno apparentemente tali sull’argomento e questi costi o li paga l’utente in forma di tariffe o li paga il contribuente sotto forma di tasse , tertium non datur. 
E se con “libero” intendi che questo accesso non deve essere negato sulla base della etnia, della religione , del censo o della fede politica o delle attitudini sessuali, sono d’accordo con te , ma se intendi gratuito allora esiste un problema tattico.
Se invece si tratta di contenuti la domanda non è diversa : “tu vuoi il frutto del mio lavoro gratis , sei disposto a darmi gratis il frutto del tuo nella misura in cui io di volta in volta ne ho bisogno ma continuando a produrlo a tuo carico anche se io smetto per qualche motivo di consumarlo “??? E l’ignorantissimo pizzicarolo il pane e formaggio ce lo dà gratis tutte le mattine se nessuno paga nessuno ??? 
Analogamente se contenuto “libero” significa non soggetto a censure da parte di terzi per motivi di fede religiosa o politica allora sono d’accordo , ma se intendi che non deve esistere nessun controllo o vigilanza, ti rammenterò che nei Codici dello stato italiano esistono reati civili (furto, truffa , diffamazione calunnia danno di immagine, falsa pubblicità nel commercio) e penali (falsa dichiarazione di identità ,pedofilia, abusi sessuali , lesioni e omicidio) e l’istigazione a commetterli o l’apologia di chi li ha commessi sono a loro volta reato. 
Questo tipo di cose (alludo a quei gruppi come “tutti i cattolici al rogo” o come “uccidiamo i bambini down” o ancora “tutte le donne sono troie da bruciare” che come sai ci sono stati su FB), devono non solo essere bandite dalla rete ma i loro promotori e amministratori essere passibili di denuncia e di sentenza che li esclude dall’accesso , e due volte tanto se ingannano i potenziali aderenti assumendo inizialmente titoli diversi. A @Bianca Decio che dice :
non dimentichiamo la facilità d'uso delle applicazioni: conosco persone che sono in grado di girare su facebook ma non sul web! “ Suggerisco di domandare a queste persone che sanno girare su FB se sono in grado di rintracciare anche col semplice titolo un post avuto in bacheca tramite un contatto intorno ad una data X , perché vedi il web raramente viene girato partendo da una pagina fissa , sempre più frequentemente invece da una specifica esigenza conoscitiva, però vi ricordo che twitter sta implementando questo sistema come dimostra il lavoro di @Chiara Passa [che invito @mario a taggare ] sia in termini di prestazione primaria sia in termini di API .
a @Franco che dice “ A mio parere i fattori che spaventano/allontanano i neofiti (e cazzeggiatori) dal web… : (4) il pessimo lavoro fatto da Google nel separare il grano dal loglio ritornando alle nostre search links spazzatura in gran quantità.” 
Suggerisco di leggere un altro documento proposto dalla stessa azienda nel 2000 [PRIMA CHE GOOGLE ESISTESSE] ad un convegno e poi dal 2002 in avanti [data certa ulteriore] a varie riprese ed infine brevettato come manufatto industriale presso UIBM con domanda e priorità del 2003 ma concessione nel 2008. 
Potete trovarlo qui : www.facebook.com/notes/claudio-cannella/motore-di-ricerca-esperto-semantico-autoselezionante-anno-2000/492797124615.
Mi impende infatti l’obbligo di farvi notare come oltre alla separazione del grano dal loglio richiesta in questo paragrafo da @Franco dei contenuti questo documento ed il relativo manufatto contenessero in nuce non solo le prestazioni di web semantico su cui ancora non c’è alcuna realizzazione e nessun accordo , ma anche l’idea del social networking che facesse della rete quell’uso “buono” [ a fini di conoscenza] secondo @mario sicuro (esente dai rischi sottolineati ai punti 2 e 3 dall’intervento di @Franco” ) ed al contempo “etico e paritario” secondo i desiderata di @graziano , naturalmente nella forma di una famiglia di applications gestita da un protocollo e da un sistema di crittografia proprietari che impedissero l’accesso ai non autorizzati e al di fuori dei livelli di autorizzazione concessi .
Esisterebbe anche un’altra coppia di documenti emessi nel 1999-2000, diffusi tramite campagna di proposizione alla stampa [con solo una pubblicazione e mezzo] nel 2002 e aggiornati nel 2005 che eventualmente vi proporrò singolarmente se vi sarete interessati .
Infine vi invito a considerare attentamente un punto proposto quasi incidentalmente da @mario quando dice “c'è l' "illusione" di essere tutti più "vicini", ma dove invece il fenomeno è che siamo tutti sulla stessa app proprietaria (monitorati e merce di scambio inconsapevole).
I due punti degni di nota sono infatti “monitorati “:
tutto il contenuto che produciamo , anche per il solo fine di fornircelo e metterlo in ordine è conservato in un DB e può essere non solo richiesto per fini di sicurezza o di eventuali sanzioni ma anche e in ciò consiste almeno una parte del “merce di scambio inconsapevole” editato revisionato e pubblicato a nostra insaputa sotto il nostro nome ma magari malamente decontestualizzato o sotto nomi e pseudonimi altrui , mentre le nostre anagrafiche e preferenze, e questa è l’altra parte, possono essere vendute [FB ha un impegno ufficiale a non farlo ma non è come le leggi dei medi e dei persiani incise nella pietra , se pensate che in America ci sono stati dei MUNICIPI che hanno venduto i db anagrafici a imprese di sondaggi demoscopici e di pubblicità(posso tentare di recuperare i relativi articoli di giornale) ] per incrementare le entrate pubblicitarie.
Per finire a @Gianluca Garrapa che dice “ la patologia del denaro rende arcaica ogni possibile idea” faccio osservare che “arcaica” nel lessico della lingua italiana significa “irrimediabilmente e insopportabilmente antiquata e quindi da dismettere a vantaggio di altre forme più adeguate “ e questo rende poco comprensibile la tua frase.
La tua espressione “patologia del denaro” però mi trova concorde in almeno tre punti 
1. tutto il denaro è patologico da quando ha perso il suo valore di unità di misura per lo scambio ed è diventato oggetto di scambio direttamente lui stesso perdendo ogni ancoraggio con quantità verificabili sperimentalmente e non solo attraverso teorie econometriche. 
2. l’aspetto più patologico e più completamente inutile del denaro è la moneta coniata o battuta che poi conduce all’abuso di strumenti monetari per controllare l’economia senza contare le varie forme di circolazione parallela e quasi sempre illegale. 
3. nel nostro paese poi viene usato per reprimere [invece che per incoraggiare] la libertà di pensare e inventare. 
Direi che tanto possa bastare.
saluti, Claudio


Paolo Lapponi: grazie Claudio, però anche i commenti (almeno il mio) arriveranno tardi, qui c'è da leggere e riflettere a lungo ... ma non credo ci sia fretta ... semmai, au contraire, prima di dire sciocchezze ... a bientot :-))


Mario Esposito: Allora, prendo spunto da due autori - ossia Lawrence Lessig (2001, 2005) e Yochai Benkler (2007)- dei quali riprendo la suddivisione di un QUALSIASI sistema di comunicazione in TRE STRATI o livelli e la possibile scelta tra APERTURA e CHIUSURA dello strato.


1° Livello: FISICO, riguarda il a) il trasporto ----> reti wireless e banda larga e b) le apparecchiature ----> standardizzazione, mercato dei componenti.
2° Livello: LOGICO (Lessig lo chiama livello del codice), riguarda a) protocolli di trasmissione e b) il software.
3° Livello: CONTENUTO (è aperto ciò che non usa il "copyright", chiuso ciò che fa ricorso a brevetti e monopolio sui database, molto in sintesi).


Occorre poi inserire il concetto di COMMONS, ossia beni comuni, e COSA vogliamo che sia tale.
Se analizziamo la RETE (o se preferite il WEB che è lo stesso) attualmente qual'è il livello di apertura e di chiusura dei tre strati dell'Internet delle applicazioni come Facebook, Twitter, e di quelle proprietarie di Google ecc.?
Occorre discutere su questo e se VOGLIAMO che ci sia un livello irrinunciabile di COMMONS oppure se "non ci frega una mazza" (scusate il lessico, hehe) e basta che comunichiamo comodamente e "cazzeggiamo" nel tempo libero.
Spero di essere stato sintetico e chiaro :-)


Marco Faq ヅ : Questo passaggio dalla sintassi "canonica" a quella di "passeggio" sempre "vestita addosso", credo che era un passaggio naturale..con l'App.store (Apple), non tanto il device.. i develompers hanno capito di cucire sul consumatore un ecosistema tout court da poter accompagnare in tutta la giornata le sue scelte, la sua organizzazione sociale e i consumi.
Ma per farlo hanno dovuto le major inventarsi un nuovo codice, uno leggero, veloce senza "kernel".
Dimostrazione fu, che per la prima volta a Las Vegas S.Balmer presentò il primo tablet con windows 7 prima del Keynote di Apple che lanciò iPad..cosa incredibile per un'azienda come Microsoft che non azzarda...infatti quel Tablet presentato non uscì mai..perchè aveva la sintassi usata nelle piattaforme desktop o laptop..che non solo è elefantica e agganciata a delle API statiche..ma era sbagliato poter portare un Os pensato dall'inizio per un consumatore "casalingo"..
L'Os Apple o Android è stato concepito per un consumatore attuale, che veicola i contenuti in modo LITE e senza miliardi di codice intersecanti da dover stutturarsi in passaggi O/I noiosi e "perditempo"..


Claudio Cannella: caro @mario 
facendo riiferimento a ISO-OSI e ai tuoi autori 
il livello che loro chiamano "le reti" ossia i livelli PLS e LLC di ISOOSI sono aperte - i componenti sono standard [solo le SIM e le impostazioni di EEPROM cambiano , WIFI e WIMAX sono standard IEEE802 equindi americani ma sempre standard ] 


Mario Esposito: Vorrei invitarvi ad un'analisi dei tre livelli e dire per ognuno se sono aperti o chiusi, in modo che tutti possano capire.


Claudio Cannella: caro @mario
continuando l'analisi seguendo quelle due falseriche 
il livello intermedio quello che loro chiamano SW protocolli e che ISO OSI chiama transport ed internetwork e che voi avete battezzati INTERNET sulla scia di Wolff sono pure "aperti" nel senso che sono talmente standard che anche i più famosi produttori come IBM e CDC hanno rinunciato ai loro proptocolli prorietari per raggiungere il massimo del bacino di utenza 
per gli altri 3 strati ti rispondo successivamente. 
k


Claudio Cannella: il quinto strato , che come ti dissi si chiama session e si preoccupa dei dettagli amministrativi, statistici e autorizzativi è per il web essenzialmente aperto in quanto basato su HTTP e FTP e ODBC dove serve , e tutti questi sono standard interpiattaforma , e approvati dal w3c che rigetta le tecnologie brevettate ritengo che le app più popolari come twitter , FB , myspace e linkedin a questo livello sino aperte ma non esiste modo di saperlo , a meno di non andare a vvisezionare le loro API
nel caso del sistema applicativo descritto nelle mie note sarebbero invece chiusi , perchè l'accesso alle applicazioni che entrano nei DB è bloccato dai protocoli proprietari qui però siamo ancora a quello che i tuoi autori chiamerebbero SW protocolli.
Per quanto attiene ai dati inerenti probabilmente ai database sia accede con ODBC e più faciklmente con mYSQL che con ADO [che ha qlc paio di problemi] ma i dati possono essere proprietari e quindi i contenuti come dicono loro possono essere tanto chiusi quanto aperti chiusi


Graziano Terenzi: discussione di sicuro molto interessante... @Claudio Cannella: caro Claudio, stavo iniziando a pensare di aver perso la memoria, in quanto mi hai attribuito un punto di vista che non ricordavo di aver espresso in questa sede. Poi mi sono accorto che le parole attribuitemi sono di Gianluigi Colaiacomo in un post poco più sotto del mio. Ti prego di riguardare il mio post che in realtà ha posto solo il problema dell'apertura/chiusura e ha sottolineato l'importanza di chiarire meglio i concetti sui vari livelli.


Claudio Cannella: nell sesto nel settimo strato - quello che loro chiamano SW e che ISO-OSI chiama incvese Presentation e APplication il SW è per il web aperto basato su HTML e le tecnologie succedanee indicate sopra e tassativamente non proprietario {lo stesso w3c e ICANN [che è a cosa più vicina ad un sisttema di censura ideologica che ci possa essere sulla rete con la sua facoltà di non assegnare gli spazi di indirizzi] hanno provveduto a far annullare i brevetti su MP3 e sulla tecnologia hyperlink } mentre per le application è certamente più chiuso.  allo strati che loro pongono come successivo invece cioè i ,contenuti , che a mio avviso sono comunque inestricabilmente connessi con almeno gli ultimi 2 può essere aperto come wiki e i trilioni di pagine pubbliche o chiuso a scelta dell'utente : chi condivide gratutiamente senza aspettrarsi vantaggi economici li lascia aperti [anche quando il pizzicarolo è invece inesorabilmente chiuso] chi invece ha investimenti infrastrutturali e pubblicitari o segreti di varia natura da proteggere da proteggere li chiude 
le app tendono a far uso di contenuti aperti prooposti da altri ma essenzialmente a chiuderli ai loro utenti e ale loro metodologie e piattafornme di accesso. almeno a me parrebbe così 


Mario Esposito: Claudio, urge una SINTESI :-)


Ossia, partendo dalla classificazione in TRE strati (al momento atteniamoci a quella), proviamo a scrivere motivando :
1° Livello: Facebook è aperto o chiuso ? e PERCHE'?
2° Livello: Facebook è aperto o chiuso? e PERCHE'?
3° Livello: Facebook è aperto o chiuso? e PERCHE'?
Poi andiamo avanti con tutti gli strati che vuoi, ma sarebbe utile partire da questa suddivisione per poi affrontare il discorso dei COMMONS.


Claudio Cannella : livello 3 - i contenuti sembrano implicitamente aperti , nel senso che devi garatire di non esigere e di non violare il copyright e chiunque 
livello 2 - il sw non è dato di saperlo a me pare sw è aperto nel senso di gratuito ma chiuso nel senso sttrettamente collegato alla piattaforma flash e ai suoi propri schemi applicativi - 
i protocolli sono aperti , standard e non proprietari escluso probabilmente la messaggistica interna fra FB e le app sue , ma bisognerebbe leggere le API che danno per scrivere le applicazioni 
livello 1 - fisico - aperto std e non prprietario 
il web è aperto completamente sui duee livelli alti e opzionale sul terzo


Mario Esposito: Dopo un pò di riflessione, direi che il 1° Livello se andiamo sul wireless è su reti proprietarie (Vodafone, Telecom ecc.) e se siamo su quelle fisse mi pare ancora peggio visto che se non sbaglio il grosso è ancora di Telecom. Quindi non è aperto (per aperto intendo ad esempio le reti wireless municipali gratuite).
Il 2° Livello credo di non sbagliare dicendo che a livello di protocolli dovrebbe essere in gran parte "aperto", mentre offre spazi aperti e chiusi a macchia di leopardo per quanto concerne il software (nel caso di Facebook tale livello mi sembra chiuso essendo un'applicazione proprietaria).
Il 3° Livello, quello del contenuto, direi che è anche qui a macchia di leopardo (un "arcipelago" di chiusure ed aperture) e che il copyright è ancora molto diffuso nelle sue logiche classiche.
Per Facebook questo livello è sostanzialmente chiuso, in quanto da quel che mi risulta non siamo padroni dei contenuti che postiamo, tant'è che ogni tanto spariscono o si viene bannati (da FB intendo).
Una mia prima conclusione provvisoria è che l'evoluzione del Web stia consistendo in un "trade off" tra utilità, semplicità e velocità delle applicazioni da un lato (lato utente) e chiusura dei livelli di cui sopra ad opera dei proprietari (lato offerta) delle applicazioni (fermo restando che l'infrastruttura, in Italia, è privata).
Considerata la predetta "usabilità", anche in mobilità, il comportamento medio delle persone è di impronta utilitaristica e non sembra essere molto interessato alla NUOVA ECOLOGIA del Web, che non nasconde l'aspetto che dicevamo prima nel quale siamo tutti "mappabili" e quindi "merce di scambio inconsapevole".
La cyber-relazione prevale sul COME si svolge e sul COSA implica a livello "politico".
Resterebbe quello che si chiama open-source ma che sinceramente mi sembra sia sempre più un'offerta di nicchia, almeno da quel che si osserva.


FINE SECONDA PARTE





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