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sabato 5 giugno 2010

Coincidentia oppositorum e altre riflessioni sulla (nostra) instabilità - 1^ Parte

Il cardinale tedesco, ma anche filosofo, teologo, astronomo e matematico, Nikolaus Krebs von Kues - meglio conosciuto come Niccolò Cusano o anche Niccolò da Cusa - ci aveva già "ammonito" molto tempo fa nel suo "De docta ignorantia" (1440) che non è possibile che una conoscenza parziale dell'universo (e di Dio) e che, dunque, "la possibilità di conoscenza si basa sulla proporzione, dinamica ma persistente (nda), fra noto e ignoto". 
Nel suo pensiero è implicito che l'ignoto non potrà mai essere svelato del tutto e che quindi l'essere umano, per quanto "dotto", è destinato ad essere sempre ignorante della "realtà del tutto".
In questo assunto ritroviamo il famoso filosofo greco Socrate ed il suo altrettanto celeberrimo "So di non sapere".
Nel pensiero di Cusano emerge e viene utilizzato il concetto matematico-geometrico di infinito mediante il quale, in maniera analogica, viene espressa la congettura che Dio - e lui solo in quanto infinito - è l'unione di tutti gli opposti esistenti, che sono pertanto "contenuti" ed "impliciti" in lui.
Per poter conoscere il tutto, occorrerebbe passare dalla logica del finito a quella dell'infinito laddove non esiste più, secondo Cusano, il principio di non contraddizione e quello di identità e tutto è unito nel profondo (vero e falso, bene e male, ecc.), ma questa possibilità è per sempre preclusa all'uomo che può, invece - in quanto essere finito - , solo formulare congetture oppure - potremmo dire noi in chiave moderna - può solo costruire modelli di conoscenza e di rappresentazione del mondo in continua evoluzione ed in un costante tentativo di svelare la "resistenza del mondo".
Non è una novità, tutto sommato, questo modo di pensare se riflettiamo sul fatto che la filosofia orientale cinese del Tao ed i relativi concetti di Ying e Yang  risalgono almeno al 500 a.C.

Il Tao è però un principio, un "Dio impersonale", e quindi si differenzia dal Dio creatore cristiano a cui si riferiva Cusano, anche se tale principio è comunque all'origine della creazione dell'universo e del suo manifestarsi in un dualismo (maschio-femmina, luce-oscurità, attività-passività, vita-morte, corpo-mente, ecc.) tanto evidente quanto illusorio, poiché in realtà gli opposti sono necessari l'uno all'altro e quindi sono intrinsecamente uniti e non divisibili.
Questa premessa mi serve per introdurre una riflessione sui rapporti umani, sul rapporto uomo-ambiente  e sul rapporto con il sé di ognuno di noi, che vado a "svelare" (gioco un pò coi termini) di seguito.
All'origine dell'universo, come ci dice il fisico Ilya Prigogine nel suo "Tra il tempo e l'eternità", potrebbe esserci stata una "esplosione entropica", ossia dobbiamo immaginare che da quello che viene chiamato universo primordiale o arcaico, in perenne fluttuazione ed intrinsecamente instabile (che sostanzialmente era il vuoto quantistico), improvvisamente è apparsa (si è generata) una particella con una massa di circa cinquanta volte la "massa di Planck", che ha innescato "un meccanismo di cooperazione altamente non lineare" che ha determinato la rottura del vuoto quantistico e quello che viene chiamato "big bang".
Questa esplosione entropica, dovuta alla "natura del vuoto quantistico primordiale", giustificherebbe il cosiddetto "free lunch", ossia la creazione dell'universo a "costo energetico zero", in cui come dice Prigogine :

 "si estrae dal serbatoio di energia negativa che costituisce la geometria dello spaziotempo descritta dalle equazioni di Einstein l'energia positiva necessaria alla materializzazione delle particelle virtuali. Questa trasformazione dell'energia negativa del campo gravitazionale in energia 
positiva di materia ha per conseguenza una curvatura dello spaziotempo che a sua 
volta causa la materializzazione di altre particelle, e così via".

Saremmo in qualche modo figli di questa lacerazione (immaginiamo una sorta di "parto quantistico") del vuoto quantistico, che ha dato origine alla freccia del tempo e con essa all'entropia fino ad arrivare alla vita ed alla coscienza di noi esseri umani.

La metafora del "parto quantistico" la trovo particolarmente utile, per quanto decisamente antropocentrica, in quanto rende l'idea di una "naturalità della nascita dell'universo" così come il parto è naturale e funzionale al perpetuarsi della vita.
Quella dell'esplosione entropica di Prigogine, unita alla nascita di un universo del tipo di de Sitter (di tipo ipersferico) è una delle ipotesi più interessanti, a mio avviso, della cosmologia quantistica contemporanea anche perchè attraverso il concetto di espansione adiabatica (ad entropia costante) ci porta suggestivamente ad ipotizzare un "eterno ritorno" allo stato di vuoto quantistico (per effetto della morte termica dell'universo e di una sua riconfigurazione allo stato arcaico) per poi ri-esplodere a seguito della sua instabilità.
Non mi dilungo sulle incredibili similitudini con la filosofia orientale, dal Tao al Buddismo all'Induismo, ampiamente trattate da Capra nel sul "Tao della fisica", ma direi che sono davvero evidenti anche nell'idea di una circolarità e ciclicità del tempo (tempo relativo, perchè il tempo assoluto si intuisce che non è definibile come ci dice la stessa teoria della relatività) e nel suo eterno ripetersi.
Alla base di queste esplosioni entropiche (parlo al plurale perchè è ipotizzabile che ce ne siano di continuo e che diano origine ad altrettanti universi con leggi anche molto diverse dal nostro), c'è un principio fondamentale della fisica delle particelle che è il "principio di simmetria" e il relativo principio di "rottura spontanea di simmetria".
Senza addentrarmi nei dettagli, che sono però interessanti per chi vuole approfondire, il classico esempio di rottura di simmetria che viene fatto è quella della matita in bilico: finché la teniamo per la sommità la sua posizione è simmetrica ma intrinsecamente instabile in quanto basta lasciarla e la matita cadrà al suolo raggiungendo una posizione "imprevedibile", ma stabile.
Analogamente, come dice il fisico Lee Smolin nel suo "L'Universo senza stringhe", accade per la fisica delle particelle:

 "Questo meccanismo di rottura spontanea della simmetria può riguardare 
le simmetrie tra le particelle in natura; quando riguarda le simmetrie che, 
in base al principio di gauge (un altro principio fondamentale che, in sintesi, è alla base dell'unificazione delle interazioni nucleari forte, debole e dell'interazione 
elettromagnetica, nda), danno origine alle forze della natura, rende diverse 
le loro proprietà.  Le forze si differenziano; possono avere intensità 
e raggi d'azione diversi. Prima che la simmetria si rompa, 
tutte e quattro le forze fondamentali agiscono a distanza infinita, 
come l'elettromagnetismo, ma successivamente
 alcune avranno un raggio d'azione finito, come le due forze nucleari".

Da questo abbinamento della "rottura spontanea di simmetria" e delle "teorie di gauge", continua Lee Smolin, è stato ideato dai fisici Francois Englert e Robert Brout (1962) e indipendentemente poco dopo da Peter Higgs il "meccanismo di Higgs" (Lee Smolin ironicamente ci dice che quindi dovremmo parlare di "fenomeno EBH" in onore ai tre fisici e non solo all'ultimo che lo ha ideato, ossia Higgs) di cui oggi si cercano (e si spera di trovare!) conferme tramite il potente acceleratore di particelle LHC e la ricerca del "bosone di Higgs", che nascerebbe dalla rottura spontanea di simmetria del campo di Higgs spiegando in tal modo la massa delle particelle.

L' analogia che possiamo utilizzare da quanto detto è l'idea di fondo che da un'origine in cui tutto è unificato (massima simmetria, ma anche grande instabilità) si sono verificate delle rotture di simmetria che hanno determinato la nascita (il parto...) dell'universo e la sua progressiva evoluzione in cui si afferma una sorta di  "principio di molteplicità" (dall'uno alla "massima" differenziazione possibile) in cui si assiste ad una tendenza all'auto-organizzazione, a fenomeni emergenti (come la vita) ed alla complessità.
In particolare, l'aspetto degno di nota in questa immagine fornita dell'universo arcaico è quello della "coesistenza di caos e simmetria", che prima o poi si "rompe naturalmente" per effetto dell'instabilità intrinseca delle fluttuazioni del vuoto. L'instabilità è dunque una caratteristica atavica dell'universo secondo questa semantica, addirittura prima ancora che esso sia stato generato da un big bang (l'esplosione entropica) e causa stessa del big bang e che, come rifletterò nel prossimo post, è alla base della vita, della nostra società e della nostra mente, contestualmente al nostro desiderio e bisogno di trascenderla in vista di conseguire un equilibrio e di ritrovare una "simmetria perduta" (l'unione con il tutto, l'armonia con il sé).

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi pare di avere risposto
che condivido

Unknown ha detto...

grazie Maria Grazia, a breve ci sarà la seconda parte, ciao :-)

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