Credit: Abel Tonkens |
Estrarrò alcuni frammenti dalla Decima Serie "Il gioco ideale" in modo da comporre una sorta di piccolo puzzle riflessivo e spero augurale per i lettori di questo blog.
"Nei giochi da noi conosciuti il caso è fissato in certi punti: nei punti di incontro fra serie causali indipendenti, per esempio il movimento della roulette e della pallina lanciata. Una volta avvenuto l'incontro, le serie confuse seguono uno stesso binario, al riparo da ogni nuova interferenza. Se un giocatore si chinasse bruscamente e soffiasse con tutte le sue forze, per far precipitare o per contrariare la pallina, sarebbe fermato, espulso, il colpo annullato. Ma cosa avrebbe fatto, tuttavia, se non riinfondere un pò di caso?
E' così che Josè Louis Borges descrive la lotteria di Babilonia: < Se la lotteria è una intensificazione del caso, un'infusione periodica del caos nel cosmo, non converrebbe forse che il caso intervenisse in tutte le fasi dell'estrazione e non in una sola di esse? Non è forse evidentemente assurdo che il caso detti la morte di qualcuno, ma che non siano soggette al caso le circostanze di tale morte: la riserva, la pubblicità, la proroga di un'ora o di un secolo? ... In realtà il numero di estrazioni è infinito. Nessuna decisione è finale, tutte si ramificano. Gli ignoranti presuppongono che infinite estrazioni richiedano un tempo infinito; è sufficiente di fatto che il tempo sia infinitamente suddivisibile, come mostra la famosa parabola del Conflitto con la tartaruga >.
La domanda fondamentale sulla quale ci induce questo testo è la seguente: quale è questo tempo che non ha bisogno di essere infinito, ma soltanto "infinitamente suddivisibile"? Questo tempo è l' Aion. Abbiamo visto che il passato, il presente ed il futuro non erano affatto tre parti della stessa temporalità, ma formavano due letture del tempo, ognuna completa ed escludente l'altra: da una parte il presente sempre limitato, che misura l'azione dei corpi come cause e lo stato delle loro mescolanze in profondità (Kronos); dall'altro il passato ed il futuro essenzialmente illimitati, che raccolgono alla superficie gli eventi incorporei in quanto effetti (Aion).
La grandezza del pensiero stoico è quella di dimostrare a un tempo la necessità delle due letture e la loro esclusione reciproca. A volte si dirà che solo il presente esiste, che assorbe e contratta in sé il passato ed il futuro, e, di contrazione in contrazione sempre più profonde, raggiunge i limiti dell'Universo intero per diventare un presente vivente cosmico. E' sufficiente allora procedere secondo l'ordine delle decontrazioni perché l'Universo ricominci e tutti i suoi presenti siano restituiti: il tempo del presente è dunque sempre un tempo limitato, ma infinito perché ciclico, che anima un eterno ritorno fisico come ritorno dello Stesso, e un'eterna saggezza morale come saggezza della Causa.
A volte al contrario si dirà che soltanto il passato ed il futuro sussistono, che suddividono all'infinito ogni presente, per quanto piccolo sia, e lo allungano sulla loro linea vuota. Appare chiaramente la complementarietà del passato e del futuro: ogni presente, infatti, si divide in passato ed in futuro, all'infinito.
O piuttosto un tale tempo non è infinito, perché non ritorna mai su di sé, ma è illimitato in quanto pura linea retta le cui due estremità non cessano di allontanarsi nel passato, di allontanarsi nel futuro.
Non vi è forse nell' Aion un labirinto affatto diverso da quello di Kronos, ancora più terribile, e che comanda un altro eterno ritorno e un'altra etica (etica degli Effetti)?
Pensiamo ancora alle parole di Borges: < Conosco un labirinto greco che è una linea unica, retta... la prossima volta che vi ucciderò, vi prometto, questo labirinto che si compone di una sola linea retta e che è invisibile, incessante. >
In un caso il presente è tutto e il passato ed il futuro indicano soltanto la differenza relativa tra due presenti, l'uno meno esteso, l'altro la cui contrazione verte su una maggiore estensione.
Nell'altro caso il presente non è nulla, puro istante matematico, essere della ragione che esprime il passato ed il futuro in cui si divide.
In breve: due tempi di cui l'uno si compone soltanto di presenti incastrati, mentre l'altro non cessa di scomporsi in passato e futuro allungati."
Foto: George de la Tour, Giocatori di dadi (1650-51) |
Sono, poi, i concetti a popolare questo piano di immanenza e a ritagliare gli eventi in base al loro senso.
"Questo Aion in linea retta e forma vuota è il tempo degli eventi-effetti"
(...)
"L'evento è che mai nessuno muore, ma è sempre appena morto e sempre sta per morire nel presente vuoto dell' Aion, l'eternità".
(...)
"Ogni evento sull' Aion è minore della minima suddivisione del Kronos; ma è anche maggiore del massimo divisore del Kronos, cioè del ciclo intero. Per la sua illimitata suddivisione nei due sensi contemporaneamente, ogni evento percorre tutto l' Aion e diventa coestensivo alla sua linea retta nei due sensi. Sentiamo allora l'approssimarsi dell'eterno ritorno che non ha più niente a che vedere con il ciclo, oppure già l'entrata di un labirinto, tanto più terribile in quanto è quella della linea unica, retta e senza spessore?
L' Aion è la linea retta che traccia il punto aleatorio; i punti singolari di ogni evento si distribuiscono su tale linea sempre rispetto al punto aleatorio che li suddivide all'infinito, facendoli così comunicare gli uni con gli altri, estendendoli, distendendoli su tutta la linea.
Ogni evento è adeguato all' Aion intero, ogni evento comunica con tutti gli altri, tutti formano un solo e medesimo Evento; evento dell' Aion in cui essi hanno verità eterna.
Ecco il segreto dell'evento: che sia dell' Aion e che tuttavia non lo riempia. In che modo l'incorporeo potrebbe riempire l'incorporeo e l'impenetrabile l'impenetrabile?
Soltanto i corpi si penetrano, solo Kronos è riempito dagli stati di cose e dai movimenti di oggetti che misura. Ma l' Aion, forma vuota e dispiegata del tempo, suddivide all'infinito ciò che lo frequenta senza mai abitarlo, Evento per tutti gli eventi, perciò l'unità degli eventi o degli effetti fra loro è di tipo del tutto diverso dall'unità della cause corporee fra loro.
L'Aion è il giocatore ideale o il gioco, caso infuso e ramificato; lancio unico in cui tutti i colpi si distinguono nella qualità.
Esso gioca o si gioca almeno su due tavole, alla cerniera delle due tavole, dove traccia la sua linea retta, bisettrice, raccoglie e ripartisce su tutta la sua lunghezza le singolarità corrispondenti ad entrambe.
Le due tavole o serie sono come il cielo e la terra, le proposizioni e le cose, le espressioni e le consumazioni - Carroll direbbe: la tavola pitagorica e la tavola da pranzo.
L'Aion si trova esattamente alla frontiera di entrambe, la linea retta che le separa, ma anche superficie piana che le articola, vetro o specchio impenetrabile".
Dunque, auguro a tutti un buon cammino (buon gioco?) nel Kronos e nell'Aion che chiamiamo per intenderci 2012.